Eccoci alla seconda parte!
Dopo aver scoperto cosa sono i DSA, cioè i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, capiamo insieme cosa fare!
A questo punto, dovrebbe essere semplice “catalogare” i bambini sulla base delle loro difficoltà specifiche, li assegniamo a seconda delle categorie di difficoltà e ricerchiamo nell’elenco la riabilitazione sulla base del disturbo.
Fortunatamente (!) non è così.
I DSA raramente si presentano in maniera “pura”, spesso sono in comorbilità tra loro, cioè si presentano insieme, determinando un quadro di difficoltà multiple e di differenti livelli di gravità.
Basta quindi vedere l’area in cui il bambino ha le carenze, per capire che DSA presenta e fare la diagnosi. NO! I livelli di difficoltà sono valutabili attraverso prove e test specifici, che possono essere fatti da operatori diversi, anche dagli insegnanti, ma solo gli psicologi e i neuropsichiatri infantili possono DIAGNOSTICARE un Disturbo di Apprendimento, cioè mettere per iscritto la presenza o l’assenza di un DSA.
È possibile intervenire? Assolutamente sì! Pur nella consapevolezza che il Disturbo Specifico di Apprendimento non guarisce, non può essere eliminato, è però possibile abilitare la funzione carente, potenziandola, permettendo alla persona di compensare la propria difficoltà, raggiungendo i traguardi di apprendimento che desidera (dal diploma, alla laurea, ad un buon impiego!)
Cosa fare se si sospetta la presenza di un DSA?
- Parlare con le insegnanti. Il disturbo riguarda gli apprendimenti, quindi la scuola è il luogo primario dove la difficoltà si manifesta. L’insegnante ha il polso della situazione della classe e può dirci se, per la sua esperienza, il bambino o il ragazzo sia indietro rispetto al resto della classe.
- In ogni caso, rivolgetevi ad uno specialista che possa fare diagnosi (psicologo con formazione specifica nelle problematiche dell’apprendimento o neuropsichiatra infantile). Controllate che tipo di valutazione vi propone. Una valutazione completa necessità di svolgere test e prove con il bambino, ma anche colloqui con voi genitori e, nei casi migliori, vi chiederà di prendere contatti con le insegnanti e con eventuali altre persone che seguono l’alunno nell’apprendimento.
- La restituzione: DSA o no? Lo specialista che ha seguito il percorso diagnostico deve prevedere un incontro conclusivo con i genitori (anche con il bambino, se la situazione lo permette, ad esempio con ragazzi delle scuole secondarie). In tale momento sarà spiegato il lavoro di valutazione svolto, quali prove e test sono stati somministrati e quale percorso terapeutico propone di svolgere. Questa fase è molto importante poiché è un ulteriore spazio di riflessione e di confronto sulle caratteristiche del bambino e sulle modalità migliori per aiutare e sostenere il bambino/ragazzo.
Dalla valutazione potrebbe non emergere la presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento ma questo non esclude l’utilità di un potenziamento specifico delle eventuali carenze rilevate. Di certo sarà un trattamento breve e specifico nei casi di difficoltà, diverso sarebbe il caso della presenza di un Disturbo Specifico di Apprendimento, che richiederebbe una presa in carico differente, sia per il trattamento necessario che per l’attivazione della rete di sostegno.
- .. e adesso? Intanto, NO PANIC! La presenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, come si accennava poco sopra, non deve incidere sulla scelta dei traguardi da raggiungere, è vero però che la condizione di difficoltà esiste e deve essere tenuta nella giusta considerazione.
È importante che la famiglia diventi consapevole delle difficoltà del bambino/ragazzo e siano attivati i corretti percorsi di riabilitazione e/o supporto per permettergli di raggiungere gli adeguati traguardi di apprendimento ed evitare conseguenze psicopatologiche più gravi a lungo termine (come perdita dell’autostima, sentimenti di autosvalutazione o di inferiorità…).
Ovviamente tutte queste azioni vanno svolte all’interno di una rete tra la famiglia, la scuola e gli specialisti che seguono il trattamento terapeutico del minore, dove ci sia un costante confronto e aggiornamento sull’andamento dei percorsi.